Letture n°18

Letture n°18

"Paisà, sciuscià e segnorine. Il Sud e Roma dallo sbarco in Sicilia al 25 aprile" di Mario Avagliano e Marco Palmieri. Edizioni Il Mulino

Drammatica, per il sud Italia dal 1943 al '45, la duplice esperienza di essere occupati dai tedeschi e liberati dagli Alleati; difficile dire quale dei due processi fu maggiormente penoso e sconvolgente. L'"altro dopoguerra", come è stato definito a seguito di una storiografia meno puntuale rispetto all'esperienza del Nord, viene indagato da questo nuovo libro del duo Avagliano - Palmieri ormai usi ad attingere a lettere, diari, corrispondenza censurata, relazioni delle autorità, giornali, canzoni e film per comporre affreschi corali. Non inediti dal punto di vista degli eventi fattuali ma innovativi nella capacità di restituire il vissuto quotidiano delle popolazioni investite dal vento tragico della storia.
Mentre al Nord ancora si combatte e si consuma il lungo periodo dell'occupazione nazista e della Rsi, nel Mezzogiorno a partire dall'autunno inverno del 1943, e a Roma e in Abruzzo dal giugno 1944, la popolazione gode dei primi sprazzi di libertà e di democrazia, ma al tempo stesso deve fare i conti con le ferite lasciate dal regime e dalla guera ed è flagellata dalla fame, dalla mancanza di alloggi e di trasporti, dal caro vita, dal mercato nero e dalla disoccupazione, soffrendo altresì per la lontananza dei reduci. Una disperazione diffusa che alimenta tensioni sociali, recrudescenze criminali e fenomeni di delinquenza minorile e di prostituzione.
La caduta di Mussolini, il 25 luglio 1943, e l'annuncio dell'armistizio, l'8 settembre, lasciano l'Italia stremata e divisa. La fuga del Re e della sua corte, con l'approdo casuale a Brindisi e  l'improbabile nascita del Regno del Sud, lasciano l'Italia stremata e divisa. L'esercito si sgretola rapidamente, senza ordini e direttive precise, da nemico degli Alleati passa a cobelligerante in un breve giro di settimane, mentre i tedeschi in ritirata contendono il territorio tra scontri violenti, bombardamenti, stragi, rappresaglie, stupri, rastrellamenti, saccheggi e sfollamenti. Fame, disperazione, macerie e morte la fanno da padrone.
L'arrivo degli Alleati non sempre è liberatorio e pacifico; gli Inglesi soprattutto guardano con sospetto le manifestazioni di giubilo del nemico del giorno primo. Non mancano gli episodi di stupri e violenze - le famose marocchinate raccontate nella Ciociara di Moravia - ascritte alle truppe coloniali francesi senza essere loro esclusivo appannaggio.
In questo clima, la sfortuna storiografica del Sud mette in ombra i numerosi episodi di resistenza armata culminati nelle quattro giornate di Napoli; la tutto sommato rapida occupazione tedesca non consente il formarsi di una Resistenza civile e favorisce un minor afflato antifascista, disordine sociale e una certa insofferenza verso il governo centrale. Trasformatasi di lì a poco in forte consenso per il movimento qualunquista. Gran parte dell'apparato dello Stato - prefetti, questori, commissari prefettizi - opera all'insegna della continuità badogliana, frenando il cambiamento politico e sociale. Non a caso, il referendum del '46 comporterà, al Sud, medie di consenso al governo regio tra il 60 e l'80%. Non solo, il dopoguerra anticipato del Sud, fa entrare precocemente in confronto le popolazioni con usi, costumi e modelli di vita "americani" - la musica, il ballo, gli oggetti di consumo - che influenzeranno le scelte politiche degli italiani della Repubblica. La sconfitta del Fronte popolare nel '48 nasce anche da qui.