Letture n° 19

Letture n° 19

C'è stata, negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, una ricca stagione di ricerca attorno al concetto, oggi desueto, di "cultura popolare" che ha interessato storici e intellettuali. E portato a frutto idee, concetti, modalità di osservazione ancora carsicamente persistenti nella storiografia italiana. Nonostante il prevalere della chiacchiera giornalistica o, peggio, della storia ridotta a plot romanzesco. Il gruppo attivo attorno alla rivista Quaderni storici, soprattutto negli anni dal 1976 all'83, e i curatori della collana Einaudi Microstorie - Simona Cerutti, Carlo Ginzburg, Giovanni Levi -, in assenza di manifesti programmatici e avversi alla costruzione di sistemi concettuali definitivi, sono noti per essersi imbarcati in imprese al limite della narrazione. Alla ricerca, come ebbe a dire un loro collaboratore come Edoardo Grendi, dell'eccezionale normale, di quelle tracce e spie colte nel magma delle storie individuali capaci di illuminare il contesto, la mentalità dominante in un dato periodo. Usi, pratiche e costumi sempre in comparazione con le risposte delle diverse comunità studiate alle avversità dell'esistere e al fluire degli eventi. Senza fare cronaca aneddotica, per gusto di curiosità, ma acuendo lo sguardo per non dare nulla per scontato che, se La vita visse sempre a una foggia, come sosteneva la prostituta Antonia dei Ragionamenti, 1534, dell'Aretino, è bene cogliere le differenze di un passato per percepire le soluzioni sempre diverse escogitate dall'inventiva umana per far fronte ai propri problemi spirituali e materiali.

In questo orizzonte tematico, al finire del '900, Ottavia Niccoli compone un piccolo libro per Laterza, oggi meritoriamente riproposto da Officina LibrariaStorie di ogni giorno in una città del seicento, compulsando un centinaio di volumi - relativi a fatti accaduti nei primi decenni del '600 appunto - degli oltre diecimila che conservano gli atti dei processi del tribunale criminale di Bologna operante in città dal 1535 al 1796. E utilizzando le sue competenze di storica dell'arte, illustra il volume con un ampio corredo iconografico capaci di dar corpo alle parole. Il risultato, un affresco che ci permette di cogliere nella sineddoche di una conchiusa comunità di un preciso momento storico, la percezione del tempo e dello spazio, convinzioni e comportamenti, forme di un sapere sociale di un mondo nelle temperie delle trasformazioni imposte dal coevo concilio di Trento.