Letture n°16

Letture n°16

Gli stupidi di Ando Gilardi, quelli che riteneva tali, dopo la sua morte, nel 2012, si sono solo moltiplicati. Ben oltre i fotografi di istantanee che credono di "fare" una fotografia, quasi avessero pennelli o bulini, quando in realtà si limitano a "prendere" una immagine più o meno fedele di un frammento di realtà, con lo stesso impegno intellettivo necessario per premere il pulsante di un ascensore. Al di là degli insegnanti di fotografia che, in genere, insegnano ciò che non conoscono mancando spesso delle più elementari nozioni di storia delle tecniche e dei supporti. E, infine, dei critici che, non comprendendo come la fotografia non rappresenti l'oggetto da cui è stata presa, straparlano del fenomeno e non del sotteso noumeno. Ad essi si sono aggiunti , o meglio, sono cresciuti in maniera esponenziale, i cacciatori di immagini armati di telefonini. La guerra dei pochi, degli iconoclasti, contro la superstizione delle immagini è stata perduta definitivamente: hanno vinto le masse, che sono iconodule per loro natura, per istinto sessuale. Quando fotografano, non producono un'immagine ma la consumano. Una cosa reale esiste se si può fotografare, e se si fotografa diventa reale ed esiste, l'essenza diventa esistenza. La realtà come si è sempre intesa, il mondo reale, diventa una citazione trascurabile delle proprie immagini. La fotografia non è stata "inventata", è sempre esistita se già Platone ne dà una qualche rappresentazione con il suo mito della caverna. Daguerre, Herschel, Talbot e altri, all'inizio dell'800, hanno inventato un procedimento per rendere stabili le immagini create dalla luce in modo da toglierle dalle camere oscure e portarle dove si desidera. Con l'avvento della fotografia, la riproduzione delle immagini oltre che manuale è diventata anche meccanica, ossia matematicamente esatta. Impedendo ogni creatività al soggetto che "prende" le foto. L'immagine digitale, rispetto a quella analogica, è in un certo senso la rinascita della fotografia: libera, effimera, fluida, composta di luce. Consente al "fotografo" di intervenire sull'immagine, a patto di saper pensare, creare, inventare. Unendo la teoria alla pratica e alla ricerca, in tanti anni quanti ce ne vogliono per imparare, che so, a suonare il violino. Un vero professionista, insomma, e non un alienato come tanti laureati in fotografia arredati con tesi. Ando Gilardi, partigiano, a lungo fotografo ufficiale della CGIL di Di Vittorio, compagno di viaggi etnografici di Ernesto De Martino e Diego Carpitella, giornalista, corsivista, saggista, creatore di riviste cult come Photo13 e Phototeca, fondatore della Fototeca Nazionale, è stato tra i pochi studiosi a capire che con Daguerre non è comparso al mondo un nuovo strumento per produrre immagini ma un sistema, amplificato dalla stampa, che ha sconvolto il nostro rapporto con il reale. Il libretto La stupidità fotografica, lascito postumo scritto in forma di dialogo a la maniere di un trattatello settecentesco di Diderot, edito da Johan&Levi, riepiloga ironicamente le sue geniali provocazioni. Da leggere con un occhio alle sue clip tuttora presenti sul canale You Tube "Ando e Hana".Come sosteneva Marshall McLuhan: "Se non vi piacciono queste mie idee, non importa...ne ho molte altre"!